• IL CORSARO "DRAGUT"

Il Corsaro "Dragut"


Thorgoud Rais, detto Dragut, nacque sulla costa dell’Anatolia intorno al 1485. Giovanissimo partecipa alla guerra di corsa, facendo una rapida carriera fino a diventare Rais (Capitano) e a costituire una propria flotta di galere e fuste. Pone la sua base nell’isola di Gerba e collabora con Khair ed-Din detto il Barbarossa nella lotta contro Andrea Doria.

Nella primavera del 1540 la flotta di Andrea Doria è a Messina per cercare di intercettare i corsari barbareschi. Dragut con tredici vascelli, tra galee, galeotte e fuste esce da Gerba e prende la rotta dell’alto Tirreno.  La sua flotta viene avvistata da alcune galee dei Cavalieri di Malta che subito informano Andrea Doria. Intanto Dragut ha giá raggiunte le coste della Sardegna dove a Bosa cattura un galeone e poi si ripara nei pressi dell’Asinara in attesa di catturare un’altro galeone che navigava nei paraggi. Attraversa poi le Bocche di Bonifacio e punta su Capraia. Il 6 giugno, sbarca con numerosi uomini a Capraia e inizia a bombardare con quattro pezzi d’artiglieria il paese fortificato. Il bombardamento dura 4 giorni e il rumore delle cannonate si ode anche a Bastia.  Dopo quattro giorni i Capraiesi, che si sono difesi con pochi archibugi e un moschetto, si arrendono avendo giá perso 35 uomini e 5 donne, caduti sotto i tiri dell’artiglieria. Quasi tutti i 165 capraiesi rimasti, tra i quali solo sedici uomini, il resto donne vecchi e bambini, sono portati a bordo delle navi corsare che riprendono il cammino dirigendosi verso Capo Corso. La notizia che Dragut stava risalendo il Tirreno giunge a Messina e allora Andrea Doria lancia al suo inseguimento il giovane nipote Giannettino con una flotta di ventuno galee.

Il 12 giugno Giannettino Doria con la sua flotta arriva a Bastia. È subito informato della caduta di Capraia e che Dragut è giá al Capo Corso. Intanto Dragut, saccheggia anche i villaggi di Pino e Lumio nel Capocorso e va a riposarsi nella baia di Girolata.

Giannettino è al suo inseguimento e la notte del 14 si ormeggia a cinque miglia dalla flotta corsara. Il giorno successivo con uno stratagemma sorprende Dragut e cattura otto galeotte e due galee, in una delle quali viene preso Dragut. I prigionieri sono liberati e i 165 capraiesi sono portati a Bastia, da dove a fine agosto sono riportati a Capraia.

Alla notizia della distruzione del paese di Capraia, le Compere di S. Giorgio decidono di costruire un forte e una torre a difesa del porto per la protezione non solo dell’isola ma anche della Corsica e della Riviera Ligure, e a questo scopo inviano una squadra di 105 uomini, soldati e muratori, comandata dal Capitano e Commissario Genesio da Quarto. Subito iniziano i lavori di costruzione del forte che si protraggono anche nel 1541 anno in cui inizia la costruzione della torre del Porto. La torre dello Zenobito, su richiesta dei corsi, viene costruita nel 1545. La torre delle Barbiciè molto più tarda, in quanto viene costruita nel 1699, sempre per proteggere la navigazione dai corsari barbareschi.

Dragut rimane prigioniero di Andrea Doria fino al 1544, quando il Barbarossa lo riscatta per 3000 scudi. Appena liberato riprende la guerra di corsa e ritorna a Capraia nel 1545 sbarcando oltre 600 uomini, ma essendo l’isola ormai ben protetta, parte senza arrecare molti danni. Nel 1550 sfugge, con uno stratagemma, all’accerchiamento dell’isola di Gerba organizzato da Andrea Doria. Nel 1553 ottiene il sultanato di Tripoli (Libia).  Partecipa alla guerra di Corsica contro la Repubblica di Genova insieme alla flotta turca e a quella francese (1553-1558 ), arrivando anche ad impadronirsi di Bonifacio.

Nel 1565, insieme alla flotta turca partecipa all’assedio dell’isola di Malta. A metá giugno, viene ferito alla fronte da una scheggia di pietra, provocata da una grossa palla di ferro sparata dal forte di Sant’Angelo, mentre sta guidando i suoi in un attacco contro il castello di Sant’Elmo. Perde sangue dagli orecchi e dalla bocca. Portato in una tenda vicina, muore due giorni dopo. Il suo corpo è trasportato a Tripoli, ove viene sepolto.

Testo di Roberto Moresco

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